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Il trattamento di questo tipo di frattura, che interessa il bulbo (o pilone) tibiale e la diafisi tibiale

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è ancora molto controverso : la maggior parte degli ortopedici preferiscono l'uso di placche (specie quelle di ultima generazione, con viti a stabilità angolare.

Questa tecnica però possiede numerosi svantaggi:

-obbliga ad una importante esposizione del focolaio di frattura e quindi

-altera la vascolarizzazione dei frammenti ossei e quindi

-aumenta i rischi di infezione e quindi

-maggiori sono le probabilità di un ritardo di consolidazione o di una pseudoartrosi

Altri, come me, invece preferiscono un'osteosintesi di minima del focolaio di frattura articolare  e un'osteosintesi a cielo chiuso della frattura diafisaria tibiale ...

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mediante inchiodamento endomidollare.

Qui vedete il controllo post-operatorio : attraverso una incisione di minima veniva ridotta la frattura del bulbo tibiale e sintetizzata con 2 viti.

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poi la frattura, trasformata in una frattura diafisaria semplice,

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veniva trattata con un chiodo endomidollare

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che è stato bloccato solo distalmente perchè i rischi di problemi torsionali erano minimi dato che la frattura era ridotta anatomicamente

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mentre il focolaio di frattura aveva una lievissima diastasi.

Qui potete vedere il buon allineamento della frattura ottenuto. 

 

Quando è possibile, è meglio risparmiare i tessuti facendo piccole incisioni e privilegiare le riduzioni e le osteosintesi a cielo chiuso.

In caso di necessità si può eseguire una riduzione cruenta con piccole incisioni ed ottenere ugualmente una sintesi stabile con i chiodi endomidollari, che non traumatizzano la cute e le parti molli e che consentono una precoce mobilizzazione ed un recupero più rapido della funzionalità.

   
   
   
   
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